martedì 5 novembre 2024

 
 
 
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Smerillo e la poesia: una casa per la casa dell'anima

 

Eleggere Smerillo 'paese della poesia' evoca immediati riflessi di lirismo bucolico e arcadico, sostenuto dagli elementi 'pittorici' e panoramici del piccolo centro medievale: dal frascheggiato e silente ondeggiare dei boschi, dallo scrosciare leggero dei ruscelli silvestri, dal numero e dall'armonia dei fiori, dalla percezione quasi tattile di 'presenze' che abitano la luce e l'ombra dei suoi miraggi. Un animo sensibile fatalmente si innamora di tutto ciò, e in un misto di reminiscenze – anche scolastiche – e di sogni mai giunti a compimento, si addentra nel paesaggio e vagheggia Orfeo, Tibullo, Virgilio, Petrarca, Metastasio, Leopardi, Pascoli.

E' anche questo, ma non è solo questo, il fascino poetico di Smerillo. V'è qualcosa di più necessario, ed è qualcosa che ha a che fare con la genesi stessa della creazione, la quale prende avvio e forma nel nucleo generante dello spirito. Più o meno mortificata dall'effimero, più o meno soffocata dall'inutile e dalla quantità, ciascuno alberga nel proprio intimo una dimora, una soglia aperta, seppure recintata: è la "casa dell'anima". Le sue pareti sono indeterminate, e così le sue dimensioni; il suo tempo e il suo spazio sono senza confini. Ospita l'essenziale: sogni, speranze, illusioni, memorie, domande eterne sulla vita e sulla morte, sul senso del cosmo e dell'amore; reca le tracce della personale fatica di Sisifo contro l'angoscia del nulla, e della lotta con Dio sotto il firmamento; vi discorre un ospite segreto, vi sono trascritti i nomi arcani delle cose.

La poesia è una delle lingue della "casa dell'anima", modulata su messaggi aperti di immagini e di musica, parlata e ascoltata, indivisa e condivisa; rivolta alla terra e al cielo, ai mortali e ai divini. Poeta è colui che passa gran parte del suo 'tempo' tra le 'pareti di questa casa', tra le sue quinte; e racconta, e si racconta. Gli altri, coloro che non sono abituati a tale frequentazione, sovente si sentono sorpresi da quel racconto, e come risvegliati e narrati a se stessi. La voce del poeta si fa per loro portavoce dei propri sentimenti, mettendo a nudo qualcosa sempre percepito e mai espresso, che ha le sembianze di uno specchio universale. Scoprono – o riscoprono – così anche essi la propria "casa dell'anima", e ne riconoscono la lingua. E' qui la virtù maieutica della poesia, esercitata o solo meditata. Altre volte l’impensato che la poesia sussurra assomiglia a qualcosa di più; assomiglia all’impensabile, e apre una finestra su panorami mai narrati.

Non esiste una via di accesso privilegiata alla casa interiore, tutti i sentieri possono condurvi. Tuttavia, si dànno occasioni propizie e luoghi singolari nella sinergia dei quali il richiamo della "casa dell'anima" diventa meglio ascoltabile, invocato da analogie percettive e similarità simboliche su ritmi di concordanze quasi palpabili. Smerillo, con la sobrietà sapida degli oggetti di pietra e la vastità inafferrabile dei segni spaziali e temporali, rivela e dispiega spontanee sintonie con i codici misteriosi e le 'assonometrie' della "casa dell'anima", e ne attira e attiva l'energia. L'immedesimazione con l'indefinito, il lontano e presente, aiuta a decodificare gli indizi che stanno oltre l'inessenziale.

I poeti avvertono a Smerillo più nitide e consone le coordinate ideali e sensitive che accompagnano perennemente il viaggio della loro ispirazione. Va da sé che non si tratta di coordinate assoggettabili automaticamente al lirismo paesaggistico, ciascuno scala l'arte della parola da un versante irripetibile. Coloro che prediligono la poesia, pur non ritenendosi poeti, ne assorbono meglio la grazia, interfoliata nel cielo e colorata dai boschi, impreziosita dalle ombre e circoscritta dalla luce, inseguita dal vento e illuminata dal brusio del silenzio, rarefatta dall'aria e sonorizzata dalla roccia.

Smerillo, dunque, e con esso il suo progetto poetico, non è un modello da concretizzare in schemi progettuali redditizi, cioè in "cose"; è piuttosto una "casa" per la "casa dell'anima", un oscillatore armonico in grado di entrare in risonanza con il segnale poetico e amplificarlo – in produzione e in riproduzione – rispecchiandone e rispettandone la genuinità, esaltandone la fragranza; una camera per concerto e una stanza d'ascolto, un balcone per la scrittura e un'altana per la lettura; un ambiente d'alta fedeltà poetica, insomma. Sintetizzando, l'icona di un'atmosfera possibile. E' per tutto questo, e non per altro, che lo diciamo 'paese della poesia'. Gli eventi e le forme che realizzeranno – se costanza sarà – questa sua nuova vocazione, saranno generati da quell'icona, e non viceversa; i momenti forti e caratterizzanti, scanditi dall'ampiezza e dalla misura della sua 'impercettibile' orchestrazione.

 

 

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ultimo aggiornamento il 07-10-10

 

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